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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), I, 11
 
originale
 
[11] "Mira" inquam "nec minus saeva, mi Socrates, memoras. Denique mihi quoque non parvam incussisti sollicitudinem, immo vero formidinem, iniecto non scrupulo sed lancea, ne quo numinis ministerio similiter usa sermones istos nostros anus illa cognoscat. Itaque maturius quieti nos reponamus et somno levata lassitudine noctis antelucio aufugiamus istinc quam pote longissime." Haec adhuc me suadente insolita vinolentia ac diuturna fatigatione pertentatus bonus Socrates iam sopitus stertebat altius. Ego vero adducta fore pessulisque firmatis grabatulo etiam pone cardinem supposito et probe adgesto super eum me recipio. Ac primum prae metu aliquantisper vigilo, dein circa tertiam ferme vigiliam paululum coniveo. Commodum quieveram, et repente impulsu maiore quam ut latrones crederes ianuae reserantur immo vero fractis et evolsis funditus cardinibus prosternuntur. Grabatus alioquin breviculus et uno pede mutilus ac putris impetus tanti violentia prosternitur, me quoque evolutum atque excussum humi recidens in inversum cooperit ac tegit.
 
traduzione
 
?'Certo, caro Socrate, che le cose che mi racconti hanno dello straordinario e fanno venire i brividi. M'hai messo un'agitazione addosso, anzi proprio un bello spavento. Altro che pulce nell'orecchio, questo ? un colpo di lancia se penso che quella vecchia, valendosi delle sue arti divine pu? benissimo venire a sapere di questi nostri discorsi. ?'Perci? ficchiamoci subito buoni buoni sotto le coperte e, appena ci siamo un po' tolti di dosso la stanchezza, prima che faccia giorno, filiamocela di qui, quanto pi? lontano ? possibile.' ?Gli stavo ancora parlando per convincerlo, che quel buon Socrate gi? dormiva e russava di grosso, stanco della giornata e intontito dal vino cui non era pi? abituato. Cos?, chiusa la porta e bloccati i chiavistelli, anzi avvicinato il letto all'uscio e addossatovelo ben bene contro, mi coricai anch'io. ?All'inizio, per la paura, non riuscii a chiudere occhio, poi verso mezzanotte mi appisolai. Ma avevo appena preso sonno che con un fracasso tremendo, certo assai maggiore di quello che avrebbero potuto fare dei ladri, i battenti della porta si spalancarono, i cardini si spezzarono e volarono via. Il mio lettuccio, piccoletto com'era e traballante e tarlato per giunta, a quel gran colpo si ribalt? rovinandomi addosso e io, finito per terra, vi rimasi sepolto.
 

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